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Uno di noi……

Vittorio Pozzo, fu tra i soci fondatori del nostro Gruppo di Ponderano e lo si poteva incontrare spesso in paese durante le nostre festose adunate.Il trentaduenne tenente del 3° Reggimento Alpini, Vittorio Pozzo, partì per la guerra nei primi giorni di giugno del 1915. Era l’allenatore del Torino, ma la Patria chiamava e lui rispose. Infilò nello zaino un paio di libri sul football che gli avevano regalato tempo prima, salutò la famiglia e promise alla madre: “Ci rivedremo”.

L’esperienza della guerra lo segnò profondamente; ne trasse un’ esperienza di rigore morale ed educazione alla modestia e all’essenzialità spartana della vita di trincea che applicò costantemente ai rapporti umani e nella sua professione sportiva tanto che Indro Montanelli scrisse di lui: “Pozzo aveva del calcio un concetto austero e da buon ufficiale degli alpini concepiva la squadra come un plotone che doveva obbedire ai suo ordini e affrontava la sua missione con piglio sacerdotale tanto che a parlare con lui di calcio era come confrontarsi col cardinal Martini sulla Bibbia.”

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PonderA.N.A.

Il PonderA.N.A. nasce un giorno di fine 1986 da un’idea di due nostri Soci Alpini, Fausto Gaida e Francesco Bazzocchi.

All’epoca entrambi lavoravano nella stessa azienda, come sempre nel loro tempo libero i loro argomenti erano incentrati su quanto di buono accadesse nel Gruppo di Ponderano.
Francesco così se ne uscì con un’idea; “Fausto, ma perché questo nostro entusiasmo e queste idee non le riportiamo su un giornalino??”.
Fu così che l’idea venne proposta al Consiglio di Gruppo, che lo accetto all’unanimità.
Così Fausto e Francesco si misero subito all’opera e pubblicarono il primo numero, era il Gennaio del 1987.
Certo non avevano tutti gli strumenti di cui si può beneficiare oggi, infatti l’impaginatura e la costruzione del giornalino era quasi un’avventura pionieristica, però avevano l’entusiasmo e la voglia di far conoscere il Gruppo di Ponderano, la stessa voglia che oggi hanno i “Bocia” del Gruppo, che hanno voluto riprendere in mano questo bellissimo strumento di comunicazione, in una veste più moderna.

a “Genova 2026” mancano